Sacrestia Nuova
Conclusi i lavori architettonici il senese Pietro Sorri, che già aveva realizzato gli affreschi della cupola del transetto. A differenza degli affreschi del tiburio, reinterpretati da un restauro pittorico ottocentesco, quelli della sacrestia nuova si conservano molto bene e sono uno dei più alti esiti del pittore toscano.
Una pala d’altare di Andrea Solario, trittico con l’Assunzione che è l’unico dipinto dell’autore che ancora possibile ammirare conservato nel suo luogo d’origine. Alla morte dell’artista (1524) la pala non era ancora terminata, come testimonia il Vasari nelle sue vite e solo nel 1576 i Padri della Certosa decisero di far terminare l’opera scegliendo Bernardino Campi. Quest’ultimo fece di tutto per mimetizzare la sua arte con quella del Solario per cui è difficile distinguere precisamente i due interventi. Sicuramente il disegno dell’intera composizione e tutte le figure degli Apostoli nonché la gamma cromatica della parte inferiore delle tre tavole, la mano del Campi più riconoscibile nella parte alta dell’Assunzione, nei volti della Madonna e degli Angeli e nel paesaggio, reso con tinte fredde e smaltate, tecnica raffinata ma ben diversa dallo “sfumato” Leonardesco di Solario.
Tra le finestre trovano posto anche alcuni affreschi.
Il fastoso rivestimento ligneo della Sacrestia Nuova, sulla base di trascrizioni del settecento dei mastri certosini, a è stato attribuito a Virgilio de’ Conti e Giovanni Taurino.