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Prima cappella a sinistra

Altare di Santa Maria Maddalena
 
certosa di pavia-7765-62

N.CAT.GEN.:

0300216411
LIV.:
0
Materia e tecnica:
marmi policromi; bronzo/ fusione
Autore:
Busca Annibale (esecutore delle basi e dei capitelli in bronzo)
Dimensioni:
cm 550 x 290 x 71.5
Datazione:
1613 ca.
Descrizione breve:
L'altare è identico a quello della cappella di Santa Veronica (prima cappella a destra). Fu costruito sotto il priore milanese Timoteo Baroffio (1602-1614) e completato dal successore Andrea Pittorio o Pretorio, al pari di quello simmetrico a destra. Possiede colonne in lumachella o granito d'Egitto. Le basi e i capitelli sono invece di bronzo, opera di Annibale Busca del 1613. A completare la decorazione vi dovevano essere inoltre due vasi bronzei, oggi dispersi.
Bibliografia:
1600 Manoscritto Braidense. [Matteo Valerio et alii], Memorie della Certosa di Pavia, Milano, Biblioteca Braidense, AD.XV.12.20, prima metà XVII sec. (vedi ediz. R. Battaglia, 1992).
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 287.
1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 153.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 17.
1986 B. Fabjan, Le ancone quattrocentesche sugli altari della Certosa di Pavia, in Perugino, Lippi e la Bottega di San Marco alla Certosa di Pavia, 1495-1511. Pinacoteca di Brera. Milano, catalogo della mostra, a cura di B. Fabjan, Firenze, Cantini edizioni d'arte, 1986, p. 25.
1992 R. Battaglia, Le "memorie" della Certosa di Pavia [Manoscritto Braidense], in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. XXII, I, 1992, p. 131.
2010 S. Leydi, I Busca fonditori in bronzo tra Quattrocento e Seicento: fonti e documenti, in "Nuovi Annali", 2010, p. 152.
 
Paliotto
simboli di Santa Maria Maddalena

133FotoRomano

N.CAT.GEN.:
0300216411
LIV.:
1
Materia e tecnica:
marmi policromi; pietra dura
Autore:
Sacchi Andrea - Sacchi Carlo
Dimensioni:
cm 104 x 216
Datazione:
1782 post
Descrizione breve:
Attributi: (Maddalena) vaso di unguenti, crocifisso, teschio, libro, frusta, corona di spine.
Il paliotto intarsiato, risalente alla prima produzione di Carlo e Andrea Sacchi, ospita al centro di un ampio cartouche gli attributi di Santa Maria Maddalena, a cui è dedicata la cappella: il vaso di unguenti in lapislazzuli; il crocifisso; il teschio, il libro di letture e la frusta in diaspro giallo; la corona di spine in diaspro di Corsica. Anche il piedistallo che sostiene questi oggetti, pur nelle sue linee semplici, è riccamente decorato da cangianti pietre dure e inserti in madreperla. Tutt'attorno, delicati motivi fitomorfi e e geometrici in marmi variegati (le fasce sono di broccatello di Spagna) costituiscono un armonioso completamento della composizione. L'attuale paliotto sostituisce dal 1782 quello precedente, opera di Valerio Sacchi segnalata nelle fonti per la particolare tecnica esecutiva a tasselli che la distingueva dagli altri paliotti.
Bibliografia:
1600 Manoscritto Braidense. [Matteo Valerio et alii], Memorie della Certosa di Pavia, Milano, Biblioteca Braidense, AD.XV.12.20, prima metà XVII sec. (vedi ediz. R. Battaglia, 1992).
1777 F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture d'Italia, in Venezia, presso Antonio Savioli, tomo II, 1777, p. 69.
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 287.
1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 153.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 16.
1968 R. Bossaglia, La scultura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, p. 69.
1992 R. Battaglia, Le "memorie" della Certosa di Pavia [Manoscritto Braidense], in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. XXII, I, 1992, p. 131.
2006 C. Napoleone, in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, p. 107, n. 133.
2008 L. Giordano, I commessi in pietra della Certosa: notizie sugli interventi di restauro del XIX secolo, in Atti del Convegno La Certosa di Pavia e il suo Museo, Ultimi restauri e nuovi studi, a cura di B. Bentivoglio-Ravasio con L. Lodi e M. Mapelli, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, 2008, p. 181.
 
Pala d'altare
Cristo in casa di Santa Marta e Santa Maria Maddalena


108FotoRomano

N.CAT.GEN.:
0300702285
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Peroni Giuseppe
Dimensioni:
cm 271 x 150
Datazione:
1757
Descrizione breve:
Personaggi: Cristo; Maria Maddalena; Marta.
La tela dipinta dall'abate parmigiano Giuseppe Peroni nel 1757 chiude la secolare storia della pittura lombarda alla Certosa. Dopo questa data si registrano infatti solo interventi di scarsa rilevanza. Il dipinto del Peroni andò a sostituire la "Comunione della Maddalena", opera firmata da Antonio Triva, oggi conservata al Museo della Certosa. La pala attuale rappresenta la Maddalena che con sguardo rapito e le mani giunte è inginocchiata ai piedi di Cristo. Questo si volge verso Marta, che intenta nelle faccende domestiche lo guarda con rimprovero, per spiegarle che la sorella si è scelta la parte migliore, cioè l'ascolto della parola di Dio. L'inserto ornamentale del vaso e dei piatti sopra il camino si ispirerebbe ai modi di Felice Torelli, pittore veronese trapiantato a Bologna. L'esperienza romana del Peroni si fa sentire nella netta definizione delle figure nell'ambiente, ma riemergono anche gli elementi della sua formazione bolognese presso il Creti. Il dipinto non manca di correttezza nel disegno e di vivacità cromatica, anche se la composizione risulta rigida e calcolata, così come poco naturali sono l'espressività dei volti delle figure e i rivolgimenti dei panneggi. Ciò dimostra come il Peroni, come molti altri artisti della metà del Settecento, rimanesse ancora in bilico tra il barocco esuberante e una nuova esigenza dirazionalismo e di ordine spaziale, non ancora sviluppata pienamente.
Bibliografia:
1600 Manoscritto Braidense. [Matteo Valerio et alii], Memorie della Certosa di Pavia, Milano, Biblioteca Braidense, AD.XV.12.20, prima metà XVII sec. (vedi ediz. R. Battaglia, 1992).
1777 F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture, ed architetture, che ornano le chiese, e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d'Italia e di non poche terre, castella, e ville d'alcuni rispettivi distretti, Venezia, 1777, vol. II, p. 69.
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 286 1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 153.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 16.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, p. 108.
1986 B. Fabjan, Le ancone quattrocentesche sugli altari della Certosa di Pavia, in Perugino, Lippi e la Bottega di San Marco alla Certosa di Pavia, 1495-1511. Pinacoteca di Brera. Milano, catalogo della mostra, a cura di B. Fabjan, Firenze, Cantini edizioni d'arte, 1986, p. 25.
1992 R. Battaglia, Le "memorie" della Certosa di Pavia [Manoscritto Braidense], in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. XXII, I, 1992, p. 131.
2006 E. Bianchi, in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, pp. 107-108, n. 108.
 
Dipinto murale
Sante dell'ordine certosino

 
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N.CAT.GEN.:
0300702286
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Autore:
De Mottis Iacopino (attribuito)
Dimensioni:
cm 516 x 510 
Datazione:
1488 - 1489
Descrizione breve:
Personaggi: sante monache.
La decorazione della volta della prima cappella a sinistra è attribuibile a Iacopino de Mottis, membro di una famiglia di pittori e istoriatori di vetro operosi in Lombardia nel sec. XV. Figlio di Cristoforo, Iacopino fu attivo con il padre e il fratello Agostino alla Certosa di Pavia. La
sua attività è documentata dalle Memorie del priore della Certosa Matteo Valerio, il quale annota che nel 1488-89 "Jacobino de' Mottis et compagni pittori dipinsero le invetriate della chiesa e poi dipinsero la cappella dove è l'invetriata con li doi santi monaci dell'ordine, la cappella dove è l'invetriata con Santa Apollonia et la cappella dove sono dipinti li 4 Santi Conversi dell'Ordine". Gli affreschi con busti di monache certosine sono forse identificabili con quelli della cappella "dove è l'invetriata con Santa Apollonia". L'assegnazione al de Mottis è comprovata dalle analogie con il trittico oggi nella chiesa di San Giusto a Susa, per il quale il pittore venne pagato dai certosini di Pavia nel 1491. Elementi comuni sono la tipologia femminile, identica per le sante certosine e la Madonna di Susa, gli incarnati "lapidei", le forme appuntite dei panneggi e delle mani. Tipica di Iacopino è anche l'esiguità dei corpi, sottili sotto le vesti. La certosina verso la finestra sembra resa con maggiore finezza delle altre e assume un'aria un po' civettuola, poco consona al chiostro. Alla pittura quattrocentesca sono state sovrammesse evidenti ridipinture tra i secoli XVII e XIX. Piuttosto rovinati sono i due tondi verso le pareti settentrionale e occidentale, a causa delle infiltrazioni di umidità. Si riscontrano vaste cadute di colore. Sullo sfondo azzurro dei tondi erano disegnate teste di angioletti, di cui rimangono scarse tracce. L'identificazione delle sante certosine è di difficile soluzione. Esse hanno attributi abbastanza comuni, come il rosario e la croce. Tra le sante dell'ordine più note vi sono Santa Rosellina, Santa Beatrice di Ornacieux e Santa Margherita di Oingt.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 287.
1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 153 1954.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, p. 85.
1988 R. Battaglia, La Certosa, in Pittura a Pavia dal romanico al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano, Cassa di risparmio delle province lombarde, 1988, p. 213.
1990 C. Pirina, De Mottis, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 38, 1990, p. 671.
1997 S. Buganza, Bernardo Zenale alla Certosa di Pavia, in "Nuovi Studi", II, 4, 1997, p. 114 e nota 53. G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 17.
2006 Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, p. 107, n. 32.
2006 S. Buganza, La decorazione pittorica della Certosa alla fine del Quattrocento: Ambrogio Bergognone, Jacopino de Mottis "et compagni pittori", in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma,
Grafiche Step editrice, 2006, p. 99.
2010 A. Ballarin, V. Incursione nel polittico di Treviglio e nella cronologia delle opere di Butinone e Zenale, in Leonardo a Milano. Problemi di leonardismo milanese tra Quattrocento e Cinquecento. Giovanni Antonio
Boltraffio, prima della pala Casio, Verona, Aurora stampa, 2010, vol. 1, pp. 716-717.
 
Lavabo
Dio Padre (lunetta); tritoni con monogramma cristologico (architrave); candelabre (lesene)

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N.CAT.GEN.:

0300702288
Materia e tecnica:
marmo
Autore:
Mantegazza Cristoforo - Mantegazza Antonio (attribuito)
Dimensioni:
cm 297 x 112
Datazione:
sec. XV ultimo quarto
Descrizione breve:
Personaggi: Padre eterno. Figure: tritoni.
Il lavabo, finemente scolpito e impreziosito da dorature, è addossato alla parete destra della prima cappella a sinistra, a fianco dell'altare. La decorazione plastica unisce elementi sacri (la figura in altorilievo del Padre Eterno con il libro in mano posta in cima all'interno della lunetta, il monogramma cristologico al centro dell'architrave), profani (i tritoni dell'architrave) e tratti dal repertorio antico (la decorazione a conchiglia del catino e il motivo a candelabre delle lesene). L'opera è solitamente attribuita ai fratelli Cristoforo e Antonio Mantegazza, figli di Galeazzo insieme a Giovanni e Giorgio (questi ultimi due orafi). I fratelli scultori furono ampiamente attivi alla Certosa di Pavia a partire dal 1463, nei due chiostri e nella facciata. Nel 1478 vennero chiamati alla Certosa Giovanni da Campione e Luchino da Cernuscolo per effettuare una perizia delle sculture prodotte sia dai Mantegazza sia da Giovanni Antonio Amadeo. Nella relazione essi risultano aver eseguito rispettivamente cinque e quattro sacrari "pro capelletis ecclesie", forse in parte riconoscibili nei lavabi della prima cappella di sinistra e di destra. La Bossaglia (1968), discutendo tale identificazione, considera il lavabo di sinistra opera più tarda, da collocare non negli anni settanta ma nell'ultimo decennio del Quattrocento, riscontrandovi analogie con la porta del refettorio (si ripeterebbe per esempio il motivo dei trampolieri sulle rispettive lesene di sinistra).
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 286 1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 17.
1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 153.
1968 R. Bossaglia, La scultura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, pp. 57-58, 75 (nota 27).
1996 M. G. Albertini Ottolenghi, La Certosa di Pavia, in Storia di Pavia, L'arte dal XI al XVI secolo, vol. 3, tomo II, Milano, 1996, p. 612.
2007 V. Zani, Mantegazza, in Dizionario Biografico degli italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, n. 69, 2007, pp. 164-168.