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21. Polittico di Macrino d'Alba

Polittico di Macrino d'Alba
Luogo di collocazione
Seconda cappella a destra
Materia e tecnica
Tavola / pittura a olio
Autore
Autori vari
Datazione
1496 (MACRINVS D. ALBA / FACIEBAT 1496)

Descrizione breve

Autori: Macrino d'Alba (1465-70 / 1513-1528): esecutore di quattro tavole - Bergognone (1451-1456 / 1525): esecutore di due tavole.

Soggetto: Dio Padre; evangelisti; Sant'Ugo di Langres; Madonna con Bambino e angeli; Sant'Ugo di Canterbury.

Il polittico, firmato da Macrino d'Alba sulla tavola centrale inferiore e datato 1496, è documentato per la prima volta nelle Memorie del priore della Certosa di Pavia Matteo Valerio (1634-1637): "L'anno 1496 mastro Magrino de Alodio de Alba pittore fece l'ancona dove è la Beata Vergine con il figlio in brazo, 4 angeli et due imagini de santi Ugoni con sopra la resuretione del Signore per L. 315". La descrizione non comprende dunque le due tavole laterali superiori, raffiguranti gli Evangelisti, che Ambrogio Bergognone eseguì per un altro polittico della Certosa ("una ancona con la Beata Vergine, li 4 Evangelisti, et li 4 Dottori per il pretio de scuti cento", secondo il priore Valerio pagati al Fossano tra il 1492 e il 1494) e che devono essersi aggiunti alle tavole macriniane entro il 1696. Degli altri scomparti che costituivano il polittico bergognonesco, sono noti il Salvator Mundi e la Madonna allattante della collezione Borromeo Pesenti a Bergamo e i due scomparti con i Dottori della Chiesa, oggi inseriti nel polittico del Perugino (tuttora nella seconda cappella a sinistra della chiesa certosina).
La scelta di Macrino, pittore di origine albese ma di formazione umbro-romana - frequentò la bottega romana del Pinturicchio fino al 1493 - per realizzare un'opera destinata alla Certosa di Pavia è emblematica dell'indirizzo culturale promosso nell'ultimo decennio del Quattrocento da Ludovico il Moro, attento alle novità centroitaliane, di cui si fanno portavoci Macrino prima e poco dopo Perugino (incaricato proprio nel 1496 di realizzare il polittico della seconda cappella di sinistra, corrispondente a quella in cui si trova l'ancona macriniana). Ulteriori legami tra Macrino e i certosini sono attestati da alcuni fatti: nel 1496 l'artista realizzò due affreschi per la certosa di Valmanera presso Asti, per la quale dipinse entro il 1498 una pala oggi alla Galleria Sabauda di Torino; il polittico della Certosa pavese andò a sostituirne uno di analogo soggetto, dipinto da Iacopino de Mottis non più tardi del 1491 e trasferito alla Certosa di Banda in Val di Susa e da lì in San Giusto a Susa; il priore della Certosa valsusina era dal 1495 padre Martino de Alladio, il cui nome è documentato tra quelli dei membri del capitolo certosino di Pavia e appare significativamente omonimo del pittore, al quale poteva essere legato da una qualche parentela. Sembra tuttavia che sia soprattutto la formazione romana del pittore a renderlo un artista alla moda e richiesto. Tale cultura si riflette ampiamente all'interno del polittico certosino, ricco di citazioni classiche e di architetture ruinistiche: il Cristo risorto sembra esemplato su modelli statuari classici; gli edifici sugli sfondi paesaggistici dei due Santi laterali sono in parte riconoscibili in architetture romane (Settizonio, Terme di Diocleziano, Torre delle Milizie e forse San Lorenzo fuori le Mura); il fregio dorato su fondo rosso del gradino del trono della Vergine deriva da un modello della Domus Aurea. Dal punto di vista compositivo, la Madonna col Bambino riprende quasi alla lettera la tavola del Museo Civico di Torino, mentre i due santi certosini sembrano rifarsi alle fisionomie e alle posture di quelli dipinti dal De Mottis. Nuova è invece l'idea dei due putti musicanti ai piedi della Vergine, di cui quello a sinistra sembra riprodurre quello raffigurato da Bartolomeo Bonone nella pala del Museo Civico di Lodi, proveniente dalla parrocchiale di Somaglia. A modelli di ambito leonardesco sembrano ispirarsi la roccia alle spalle del Risorto (simile a quella della Resurrezione di Cristo con i Santi Leonardo e Lucia, dipinta da Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d'Oggiono per la cappella Grifi presso San Giovanni sul Muro a Milano e oggi a Berlino) e la figura maschile adorante dietro al sepolcro (vagamente somigliante alla Santa Lucia della pala berlinese), forse identificabile con un autoritratto del pittore.
Per quanto riguarda le due tavole del Bergognone, esse provenivano dal polittico dell'altare della settima cappella a sinistra, in origine dedicato ai quattro Evangelisti e solo in seguito consacrato alla Madonna del Rosario. Con l'arrivo della nuova pala del Morazzone nel 1617, il polittico venne smembrato e i quattro Evangelisti vennero inseriti nella loro sede attuale entro lo scadere del secolo. Le figure rivelano ascendenze foppesche (si vedano i Dottori della Chiesa dipinti dal Foppa nel polittico Della Rovere a Savona, 1490), ma risultano aggiornate sulle novità prospettiche e illusionistiche del Bramante e del Bramantino. L'effetto illusionistico delle tavole è stato recuperato grazie alla rimozione delle fasce lignee aggiunte in passato per uniformare il formato a quello dei riquadri macriniani, intervento eseguito nel corso di un recente restauro che ha portato inoltre al ripristino della nitida cromia originaria.
(E.C.)

Bibliografia

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