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Transetto

Dipinto murale
angeli reggifestone (in alto); incoronazione della Vergine alla presenza di Dio Padre e dello Spirito Santo tra Francesco Sforza e Ludovico il Moro (catino absidale); San Giorgio e San Fortunato (a sinistra); San Pietro Martire e Sant'Ambrogio (a destra)

 Testata transetto sinistro


N.CAT.GEN.:
0300702342
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Autore:
Ambrogio da Fossano detto Bergognone - Maestro bramantesco (esecutore degli angeli reggifestone)
Dimensioni:
larghezza parete: m 10,50 ca.; profondità del catino absidale: m 2,75
Datazione:
1492 - 1494 ca.
Descrizione breve:
Personaggi: Madonna, Cristo, Dio Padre; San Giorgio, San Fortunato; San Pietro Martire, Sant'Ambrogio. Ritratti: Francesco Sforza; Ludovico il Moro. Figure: angeli.
La parte superiore della grande parete che chiude il braccio sinistro del transetto si presenta completamente decorata da splendidi affreschi restaurati di recente (1990-1991). Partendo dall'alto, ai lati della grande finestra circolare si dispongono sullo sfondo azzurro due possenti angeli reggifestone con scudi rossi. Nel catino absidale sottostante, Cristo incorona la Vergine alla presenza di Dio Padre e dello Spirito Santo sotto forma di colomba, disposti entro una mandorla dorata decorata da teste di cherubini. Francesco Sforza a sinistra e Ludovico il Moro a destra osservano in ginocchio la scena sacra, in atteggiamento reverente. Sulla veste di Francesco Sforza sono ricamate le sue imprese personali (il capitergium episcopale, il levriero legato al pino che viene liberato dalla mano divina, il pomo cotogno). Sull'abito del Moro sono invece raffigurati l'impresa del morso e del buratto (un sacco scosso da due mani). Ludovico, il committente dell'affresco, si fa raffigurare di fronte al padre Francesco Sforza, allo scopo di affermare il suo ruolo di erede legittimo del Ducato (era il primo figlio nato dopo l'investitura popolare di Francesco come duca). Il suo volto rivela una precisione ritrattistica che trova significativo confronto nella Pala Sforzesca (realizzata dopo il 1494 da un anomino Maestro per la chiesa milanese di Sant'Ambrogio ad Nemus e oggi conservata alla Pinacoteca di Brera), dove il Moro è raffigurato insieme alla moglie Beatrice e ai figli. A sinistra del catino absidale, sono raffigurati San Giorgio con il drago e San Fortunato, in piedi a figura intera. Il primo era patrono dei duchi di Milano, mentre del secondo veniva celebrata la festa il 26 febbraio, giorno in cui Francesco Sforza aveva fatto il suo solenne ingresso in Milano. Dalla parte opposta, sono dipinti Sant'Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, e San Pietro martire, il domenicano ucciso nella foresta di Barlassina nei pressi di Milano e sepolto nella chiesa milanese di Sant'Eustorgio (la famiglia ducale era particolarmente devota a questo santo, tanto che nell'affresco di Giovanni Donato Montorfano nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano il Moro viene presentato proprio dal martire domenicano). Gli affreschi rivelano una grande raffinatezza esecutiva nella resa dei dettagli più preziosi delle vesti e dei fondi e nel realismo dei volti, come quello del San Pietro martire. La critica è concorde nell'attribuire al Bergognone il catino absidale e le due coppie di Santi ai lati. Il pittore rivela qui scarso interesse per la definizione di un punto di vista preciso per l'osservazione delle figure, inserite in una partitura architettonica prospettica. I disegni e modelli di alcuni Santi sono stati utilizzati più volte, come dimostrano i rapporti tra il San Giorgio certosino e quello di uno dei pannelli laterali del trittico oggi a Poznan e tra il San Pietro martire della Certosa e quello di una tavola del Louvre. I rapporti con la cultura bramantesca risultano evidenti, in particolare nel San Giorgio e San Fortunato (da confrontare con gli Uomini d'arme di casa Visconti Panigarola), anche se il Bergognone evita soluzioni prospettiche estreme in favore di un maggiore naturalismo delle pose. Per quanto riguarda le figure del catino absidale, i rimandi più stretti possono essere istituiti con le tavole bergognonesche del Polittico dei Dottori della Chiesa e degli Evangelisti, i cui pannelli sono solo in parte ancora presenti in Certosa. Un caso particolare è costituito dalle teste e dalle mani dei due ritratti, che sembrano essere eseguiti in uno stile diverso, più calligrafico rispetto a quello delle altre figure, tanto da far ipotizzare l'intervento di un secondo pittore, specializzato nei ritratti ufficiali, per il quale è stata avanzata una proposta di possibile identificazione nella figura del Maestro della Pala Sforzesca (P. C. Marani, 1998). Ancora discussa è l'attribuzione dei due Angeli reggifestone che, rispetto alla coppia di angeli corrispondente nella testata del transetto destro (di sicura paternità bergognonesca), mostrano una maggiore monumentalità e potenza fisica, derivanti da modelli bramanteschi come i già citati Uomini d'arme. Vi traspare inoltre l'influenza della pittura di Leonardo e della sua cerchia (in particolare Boltraffio), per il modo sensibilissimo con cui vengono resi i trapassi di ombre e luci sui volti. Va infine rilevata anche una differente tecnica esecutiva, caratterizzata da una stesura rapida e corsiva. L'autore di questi Angeli, che mostrano numerose analogie con i tondi con Apostoli delle pareti del transetto sinistro, è stato oggetto di possibili identificazioni da parte degli studiosi: dal pittore Pietro da Velate (R. Battaglia, 1998) al cognato di Bramantino Cristoforo de Vulpis (M. G. Albertini Ottolenghi, 2010), sino alla proposta di Bernardino Bergognone, fratello di Ambrogio (S. Buganza, 1997; B. Bentivoglio Ravasio, 2011).
Bibliografia:
1600 Manoscritto Braidense. [Matteo Valerio et alii], Memorie della Certosa di Pavia, Milano, Biblioteca Braidense, AD.XV.12.20, prima metà XVII sec. (vedi ediz. R. Battaglia, 1992).
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 309-313.
1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 160.
1930 M. Salmi, La certosa di Pavia, Milano, Fratelli Treves, [s.d.], tav. 19.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 19.
1960 A. Ottino Della Chiesa, Ambrogio da Fossano, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 2, 1960, p. 716.
1965 F. Mazzini, Affreschi lombardi del Quattrocento, Milano, Cariplo, 1965, pp. 495-496.
1998 M. Albertario, scheda n. 54, in Ambrogio da Fossano il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 296-299.
1998 P. C. Marani, Ritratti di corte, in Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 269-273.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, pp. 82-83.
1998 R. Battaglia, Ambrogio Bergognone e la decorazione ad affresco della Certosa, in Ambrogio da Fossano il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 255-268.
2003 L. Giordano, La Certosa di Pavia, in Lombardia rinascimentale. Arte e architettura, a cura di M. T. Fiorio e V. Terraroli, Milano, Skira, 2003, pp. 122-123.
2006 S. Buganza, in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, p. 189, n. 192-194.
2009 M. Pavesi, Ambrogio Bergognone e l'Opinio di Bramante per il Duomo di Milano, in "Arte lombarda", 157, 2009, n. 3, p. 7 nota 4.
2010 M. G. Albertini Ottolenghi, Tracce bramantinesche alla Certosa di Pavia, in Studi in onore di Francesca Flores D'Arcais, a cura di M. G. Albertini Ottolenghi e M. Rossi, Milano, Vita e Pensiero, 2010, pp. 121-125.
2010 A. Ballarin, L'iconografia ducale nei transetti della Certosa, in Isabella di fronte al Moro, in III. Isabella ed il castello negli anni di Galeazzo Maria e Ludovico, di Bona, Isabella e Beatrice, in Leonardo a Milano. Problemi di leonardismo milanese tra Quattrocento e Cinquecento. Giovanni Antonio Boltraffio, prima della pala Casio, Verona, Aurora stampa, 2010, vol. 1, pp. 341-425.
1992 R. Battaglia, Le "memorie" della Certosa di Pavia [Manoscritto Braidense], in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. XXII, I, 1992, pp. 154-155, 184.
2011 B. Bentivoglio Ravasio, scheda (cat. 106), in La Pinacoteca Malaspina, a cura di S. Zatti, Milano, Skira, 2011, pp. 268-270.

Dipinto murale
angeli reggifestone (in alto); Madonna con Bambino tra Gian Galeazzo Visconti che offre il modello della chiesa, Filippo Maria Visconti, Galeazzo Maria Sforza e Gian Galeazzo Sforza (catino absidale); San Giovanni Battista e San Girolamo (a sinistra); San Bernardo da Chiaravalle e Sant'Egidio (a destra)

   01-Generale


N.CAT.GEN.:
0300702348
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Autore:
Ambrogio da Fossano detto Bergognone
Dimensioni:
larghezza parete: m 10,50 ca.; profondità del catino absidale: m 2,75
Datazione:
1492 - 1494 ca.
Descrizione breve:
Personaggi: San Giovanni Battista; San Girolamo; Madonna; Gesù Bambino; Gian Galeazzo Visconti; Filippo Maria Visconti; Galeazzo Maria Sforza; Gian Galeazzo Sforza; San Bernardo da Chiaravalle; Sant'Egidio. Figure: angeli.
La decorazione della testata del transetto destro presenta una struttura compositiva del tutto analoga a quella del transetto sinistro. In alto, ai lati della finestra circolare (il cui contorno è rilevato da una finta cornice prospettica), due angeli sorreggono con una mano festoni di foglie e frutta e con l'altra due scudi, con gli stemmi del Ducato di Milano e della Contea di Pavia. La resa dei festoni vegetali si avvicina a quella delle ghirlande che incorniciano gli Apostoli dipinti nel transetto destro. Il volto dell'angelo a sinistra sembra anticipato da quello del San Giovanni della pala della Crocifissione (1490), dipinta dal Bergognone per la quarta cappella di destra. Nel catino absidale, invece dell'Incoronazione della Vergine dipinta nel transetto opposto, è qui raffigurata la Madonna con il Bambino benedicente, affiancata da quattro figure in ginocchio, di dimensioni minori. La Madonna e il Bambino sono contenuti in una mandorla dorata, mentre i devoti inginocchiati si stagliano su uno sfondo azzurro che reca ancora traccia delle figure angeliche dipinte in blu. A sinistra, Gian Galeazzo Visconti, fondatore della Certosa, è rappresentato in atto di offrire alla Vergine un modellino della chiesa; dietro di lui, il figlio Filippo Maria Visconti; a destra, Galeazzo Maria Sforza e il figlio Gian Galeazzo Sforza. I ritratti sono stati a lungo identificati con Gian Galeazzo Visconti e i suoi figli Giovanni Maria, Filippo Maria e Gabriele (a causa della sommaria e confusa descrizione fornita nel Manoscritto Braidense, secondo cui vi sarebbero "nella mezza scudella nella quale è la Beata Vergine il I° duca fondatore il duca Filippo, duca Galeazo et duca Giovanni Galeazo suoi figlioli") e intesi come segno che l'affresco commemorasse la fondazione della Certosa (1396). In realtà, tale identificazione contrasta con i dati biografici dei personaggi (nel 1396 i figli di Gian Galeazzo erano ancora bambini e poco plausibile sarebbe la presenza in un contesto ufficiale di Gabriele, figlio illegittimo) e con i raffronti con altri ritratti, che hanno permesso la corretta lettura della scena, volta come quella del lato opposto del transetto a sottolineare la legittimità del dominio sforzesco. Ogni duca indossa un abito dalla foggia coerente con il periodo storico in cui è vissuto e decorato con il suo stemma e le sue imprese: Gian Galeazzo ha l'impresa della colombina, Filippo Maria l'impresa del "capitergium cum glassa" (il fazzoletto o velo annodato), Galeazzo Maria Sforza lo stemma dei Visconti e l'impresa dei tizzoni ardenti con i secchi. Ai lati del catino absidale, si trovano affrescati quattro Santi. Sulla parete sinistra sono dipinti San Giovanni Battista, vestito di pelli, e San Gerolamo, in abito cardinalizio. Il primo era patrono dell'ordine certosino e del duca Gian Galeazzo Visconti, mentre il secondo costituiva un esempio di vita eremitica e lavoro intellettuale a cui i certosini si ispiravano. Sulla parete destra figurano Bernardo da Chiaravalle, fondatore dei cistercensi e venerato dall'ordine certosino, e Sant'Egidio, la cui presenza è forse spiegabile con uno speciale rapporto con la corte sforzesca. Come per i ritratti dei duchi, anche l'individuazione dei Santi laterali non è stata agevolata dal Manoscritto Braidense, che elencava i "santi Giovanni, Hieronimo, Bernardo et Gilio prete". San "Gilio" è stato spesso identificato con Giulio e qualificato come "prete", quando invece è probabilmente da intendere come l'errata trascrizione di "pretio" (prezzo, corrispondente alle L. 350 pagate al Bergognone per la realizzazione della decorazione). Tali frantendimenti hanno anche portato a dubitare dell'attribuzione di tali figure, talvolta assegnate al Bramante, che le avrebbe aggiunte in un momento successivo alla composizione bergognonesca. Sebbene il nome del Bramante si sia ripetuto in diverse guide e studi dei secoli XIX e XX, non vi è da dubitare sull'autografia bergognonesca dell'intera testata del transetto destro, come ribadito dagli interventi critici più recenti. Tali affreschi costituiscono anzi il punto di arrivo della maturazione del pittore: le sue figure acquistano progressivamente una maggiore monumentalità sulla base della conoscenza delle opere del Bramante, anche se il Bergognone tende a stemperare tale grandiosità in un pacato naturalismo e in una raffinata sensibilità coloristica.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 310-313.
1930 M. Salmi, La certosa di Pavia, Milano, Fratelli Treves, [s.d.], tav. 33.
1960 A. Ottino Della Chiesa, Ambrogio da Fossano, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 2, 1960, p. 716.
1965 F. Mazzini, Affreschi lombardi del Quattrocento, Milano, Cariplo, 1965, pp. 492-496.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, pp. 83-86.
1986 B. Fabjan, Le ancone quattrocentesche sugli altari della Certosa di Pavia, in Perugino, Lippi e la Bottega di San Marco alla Certosa di Pavia, 1495-1511. Pinacoteca di Brera. Milano, catalogo della mostra, a cura di B. Fabjan, Firenze, Cantini edizioni d'arte, 1986, pp. 26-27.
1988 R. Battaglia, in Pittura a Pavia dal romanico al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano, Cassa di risparmio delle province lombarde, 1988, pp. 226-227.
1992 R. Battaglia, Le "memorie" della Certosa di Pavia [Manoscritto Braidense], in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. XXII, I, 1992, pp. 154-155, 184.
1998 M. Albertario, schede n. 49-52, in Ambrogio da Fossano il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 284-290.
1998 P. C. Marani, Ritratti di corte, in Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 269-273.
2003 L. Giordano, La Certosa di Pavia, in Lombardia rinascimentale. Arte e architettura, a cura di M. T. Fiorio e V. Terraroli, Milano, Skira, 2003, pp. 122-123.
2006 S. Buganza, in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, p. 189, n. 192-194 1600 Manoscritto Braidense. [Matteo Valerio et alii], Memorie della Certosa di Pavia, Milano, Biblioteca Braidense, AD.XV.12.20, prima metà XVII sec. (vedi ediz. R. Battaglia, 1992).
2010 A. Ballarin, L'iconografia ducale nei transetti della Certosa, in Isabella di fronte al Moro, in III. Isabella ed il castello negli anni di Galeazzo Maria e Ludovico, di Bona, Isabella e Beatrice, in Leonardo a Milano. Problemi di leonardismo milanese tra Quattrocento e Cinquecento. Giovanni Antonio Boltraffio, prima della pala Casio, Verona, Aurora stampa, 2010, vol. 1, pp. 341-425.


Dipinto murale
Dio Padre con l'agnello e i Re dell'Apocalisse

 073-Cupola-di-Pietro-Sorri-e-Alessandro-Casolani_L-Eterno-e-


N.CAT.GEN.:
0300702347
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Autore:
Sorri Pietro - Casolani Alessandro
Dimensioni:
base quadrata su cui si imposta l'ottagono della cupola: m 8 x 8 ca.
Datazione:
1599
Descrizione breve:
Personaggi: Dio Padre.
Le pitture che ornano la cupola testimoniano la volontà dei certosini di rinnovare la decorazione pittorica della chiesa con la chiamata di due senesi, Pietro Sorri e Alessandro Casolani, entrambi allievi a Siena del manierista Arcangelo Salimbeni. Forse introdotti alla Certosa pavese dal cardinale Borromeo su consiglio dei Certosini di Maggianico, si occuparono della decorazione della cupola (1599), mentre al solo Sorri spettano i successivi affreschi della volta della sacrestia nuova. Nei registri della chiesa si legge che nel 1600 "si è dato finimento alla cupola della chiesa coperta di rame instagnato e l'anno avanti si era dipinta di dentro con la visione dell'Apocalissi". Secondo la tradizione, il più anziano Casolani avrebbe realizzato il disegno degli affreschi e dipinto tre degli otto spicchi (quelli verso il coro), prima della sua partenza da Pavia; il Sorri avrebbe concluso l'opera, realizzando la parte con il Dio Padre, i re e San Giovanni Evangelista. Sfortunatamente, le pitture della cupola hanno subito ingenti danni a causa della rimozione della copertura di piombo del tetto della chiesa in età napoleonica (1797). Il pittore restauratore Agostino Comerio si occupò nel 1826-27 del restauro degli affreschi, che comportò pesanti ridipinture. Gli otto spicchi della cupola sono divisi da grossi cordoni, decorati con motivi vegetali dorati. Intorno al perimetro ottagonale della volta, corre una galleria con quaranta colonnine, sovrastata da otto finestre che danno luce ai dipinti. Dal punto di vista iconografico, partendo dalla vela di fondo si incontra la figura dell'Eterno, accompagnato dall'agnello apocalittico dai sette occhi, dal libro dei sette sigilli e dalla patena con il sangue dell'agnello. La luce dietro la figura divina è la luce dello Spirito Santo. Da notare anche la rilevanza conferita al trono divino, che nel mondo ebraico è metafora della potenza di Dio. Al vertice della vela, come in tutte le altre, è rappresentato un fuoco, la facie apocalittica. Nelle vele contigue è rappresentato il tetramorfo. Il re alla sinistra di Dio con in mano la corona è Ozia, accompagnato da altri due sovrani. Dall'altra parte, il re inginocchiato con le braccia alzate è Salomone. Nella vela successiva è identificabile re Davide con la cetra (A. Spiriti, comunicazione orale).
Bibliografia:
1777 F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture, ed architetture, che ornano le chiese, e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d'Italia e di non poche terre, castella, e ville d'alcuni rispettivi distretti, Venezia, 1777, vol. II, p. 71.
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 352-353.
1907 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, storia e descrizione, Milano, Ulrico Hoepli, 1907, p. 160.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 20.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R.Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, pp. 93-94.
1995 M. Albertario, Pittura a Pavia 1525-1604, in Storia di Pavia, 4. L'età spagnola e austriaca, tomo II, Società Pavese di Storia Patria, 1995, p. 833.
2006 M. Ragozzino, La cupola del transetto, in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, p. 186.


Medaglioni
Sant'Agostino; Sant'Ambrogio; San Gerolamo; San Gregorio (tiburio, pennacchi)

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Sant'Agostino

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Sant'Ambrogio

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San Gerolamo

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San Gregorio

N.CAT.GEN.:
0300702471
0300702469
0300702470
0300702468
Materia e tecnica:
marmo/ scultura
Autore:
Mantegazza Antonio (attribuito) - Mantegazza Cristoforo (attribuito) - Amadeo Giovanni Antonio (attribuito)
Dimensioni:
MNR
Datazione:
1478
Descrizione breve:
I quattro medaglioni sono documentati da una stima di opere eseguite per la Certosa rispettivamente dall'Amadeo e dai fratelli Mantegazza, redatta nell'ottobre 1478, dove sono ricordati "doctores duo cum suis capitellis pro tiburio" a carico dell'Amadeo e altrettanti a carico dei due Mantegazza (documento trascritto in R.V. Schofield, J. Shell, G. Sironi (a cura di), Giovanni Antonio Amadeo. Documents / I documenti, Como 1989, pp. 113-114, doc. 47). La critica (a partire da R. Bossaglia, La scultura, in M.G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F.R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano 1968, pp. 49-51) è concorde nel riferire i busti dei Santi Ambrogio e Gregorio all'Amadeo, e quelli dei Santi Agostino e Gerolamo ai Mantegazza.
Bibliografia:
1968 R. Bossaglia, La scultura, in M.G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F.R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano 1968, pp. 49-51.
1989 R.V. Schofield, J. Shell, G. Sironi (a cura di), Giovanni Antonio Amadeo. Documents / I documenti, Como 1989, pp. 113-114, doc. 47.

Dipinto murale
Apostoli

N.CAT.GEN.:
0300702354
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Autore:
Maestro bramantesco (esecutore degli apostoli del transetto sinistro) - De Mottis Iacopino (esecutore di San Giovanni) (transetto sinistro) - Ambrogio da Fossano detto Bergognone (esecutore degli apostoli del transetto destro) (attribuito)
Dimensioni:
MNR
Datazione:
1492 - 1493 ca.
Descrizione breve:
Personaggi: San Bartolomeo; San Filippo; San Giacomo Maggiore; San Giacomo Minore; San Giovanni; San Paolo; San Pietro; San Simone; San Taddeo; San Tommaso; Sant'Andrea.
I tondi con i dodici apostoli ornano la parte superiore delle pareti del transetto. Le mezze figure sono inserite all'interno di oculi scorciati prospetticamente e decorati da corone di foglie e frutti, da cui pendono i cartigli che riportano i nomi degli apostoli. L'idea di rappresentare i busti entro oculi scorciati dal basso riprende il motivo già utilizzato da Vincenzo Foppa nella Cappella Portinari in Sant'Eustorgio a Milano e sfruttato anche nella decorazione di Santa Maria delle Grazie, mentre l'inserto delle ricche corone vegetali sembra rifarsi ai festoni dipinti nella parte inferiore del polittico di Treviglio. Partendo dalla parete sinistra del transetto sinistro, procedendo in senso orario per percorrere l'intero transetto, si incontrano gli apostoli Giovanni, Simone, Tommaso, Giacomo Maggiore, Matteo, Taddeo, Giacomo Minore, Bartolomeo, Paolo, Pietro, Andrea e Filippo. Nel Manoscritto Braidense, che contiene le seicentesche "memorie" della Certosa di Pavia, "li dodici apostoli nelli tondi a mezza persona" sono citati tra le opere pagate a Ambrogio e Bernardino Bergognone fra il 1492 e il 1494. Tale datazione andrebbe ulteriormente ristretta in base alla data inscritta in una lesena della parte di parete sottostante alla fascia degli apostoli, che con la sua indicazione "settembre 1493" pone un termine ante quem per l'esecuzione degli affreschi nella parte alta del transetto. L'autografia bergognonesca dell'intera serie degli apostoli, di cui si dubitava già nell'Ottocento, è stata smentita dagli studi di R. Battaglia. La studiosa, in base a una puntuale analisi stilistica delle figure, è giunta a individuare due diverse compagnie di pittori attivi nella parte superiore del transetto: un'équipe diretta da Ambrogio Bergognone (presumibilmente l'ideatore dell'intera decorazione affrescata della chiesa) sarebbe responsabile della realizzazione degli apostoli del transetto destro; un'altra compagnia, in cui si distinguerebbero le personalità di Jacopino de Mottis e di un maestro di formazione bramantesca, avrebbe invece dipinto gli apostoli del transetto sinistro e il San Bartolomeo del transetto destro. Gli apostoli bergognoneschi possono essere confrontati con le figure affrescate dal Bergognone nelle testate dei transetti, rilevando una stretta somiglianza tipologica e stilistica. Non tutti gli apostoli possono tuttavia essere attribuiti direttamente alla mano del maestro, mostrando alcuni una fattura più sommaria e una minore espressività. Nel transetto sinistro, la compagnia jacopinesco-bramantesca si distinguerebbe invece per la scelta di rappresentare le figure con uno scorcio più accentuato, per una maggiore espressività dei volti, talvolta animati da una carica quasi aggressiva, e per una immediatezza di gesti e di sguardi che manca agli apostoli bergognoneschi. Il San Giovanni si dovrebbe a Jacopino de Mottis: probante sarebbe il confronto con i Patriarchi della volta della quinta cappella di destra e con l'angelo alla destra della Vergine nel trittico di Susa, autografo del de Mottis. Gli altri apostoli (insieme al San Bartolomeo del transetto destro) sarebbero invece opera del cosiddetto "maestro bramantesco". Tale maestro, la cui mano è stata individuata anche negli angeli reggifestone e in alcuni tondi dello zoccolo e della volta del transetto sinistro e nei tondi della volta della navata maggiore della chiesa, è stato tentativamente identificato dalla Battaglia con Pietro da Velate (di cui non si conosce alcuna opera certa), documentato in Certosa con la qualifica di pittore proprio negli anni in cui venne realizzata la decorazione a affresco della chiesa. A tale artista viene riferita anche l'Adorazione del Bambino della Pinacoteca di Pavia, in cui l'angelo frontale sarebbe vicino alla figura di San Bartolomeo. Secondo S. Buganza (1997), il "maestro bramantesco" potrebbe essere identificato con il fratello di Ambrogio, Bernardino Bergognone, di cui però si conosce per certo solo il San Rocco (firmato e datato 1523) della Pinacoteca di Brera. Recentemente M. G. Albertini Ottolenghi (2010) ha avanzato un'altra ipotesi sul gruppo di opere della Certosa attribuito a Pietro da Velate dalla Battaglia prima e da Romano poi (2007), con l'individuazione di una personalità di formazione bramantiniana che fonti documentarie indicano in Certosa tra il 1490 e il 1509: si tratta di Cristoforo de Vulpis, cognato di Bramantino, forse presente anch'esso in Certosa intorno al 1490. Gli ultimissimi studi (B. Bentivoglio Ravasio, 2011) tornano tuttavia a propendere per il fratello di Ambrogio Bergognone, Bernardino (documentato nelle Memorie braidensi proprio a proposito degli apostoli del transetto), che verrebbe così ad assumere una personalità artistica di forte rilievo che lo riscatta dalla situazione di quasi anonimato nella quale è vissuto finora.
Bibliografia:
1600 Manoscritto Braidense. [Matteo Valerio et alii], Memorie della Certosa di Pavia, Milano, Biblioteca Braidense, AD.XV.12.20, prima metà XVII sec. (vedi ediz. R. Battaglia, 1992).
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 309.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 18.
1965 F. Mazzini, Affreschi lombardi del Quattrocento, Milano, Cariplo, 1965, pp. 492-493.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, p. 83.
1988 R. Battaglia, in Pittura a Pavia dal romanico al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano, Cassa di risparmio delle province lombarde, 1988, pp. 227-228.
1992 R. Battaglia, Le "memorie" della Certosa di Pavia [Manoscritto Braidense], in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", classe di Lettere e Filosofia, s. III, vol. XXII, I, 1992, pp. 154-155, 184.
1997 S. Buganza, Bernardo Zenale alla Certosa di Pavia, in "Nuovi Studi", II, 4, 1997, pp. 117-118.
1998 M. Albertario, scheda n. 53, in Ambrogio da Fossano il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 292-294.
1998 R. Battaglia, Ambrogio Bergognone e la decorazione ad affresco della Certosa, in Ambrogio da Fossano il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, Milano, Skira, 1998, pp. 255-268.
2006 B. Bentivoglio Ravasio, Note in margine di una mostra "l'Adorazione del Bambino" della Pinacoteca Malaspina di Pavia e qualche appunto su Ludovico De Donati, in "Rassegna di studi e notizie", 30, 2006, pp. 93-118.
2007 G. Romano, Un seminario su Bramantino, in Concorso. Arti e Lettere, I, 2007, pp. 39-69.
2010 M. G. Albertini Ottolenghi, Tracce bramantinesche alla Certosa di Pavia, in Studi in onore di Francesca Flores D'Arcais, a cura di M. G. Albertini Ottolenghi e M. Rossi, Milano, Vita e Pensiero, 2010, pp. 121-125.
2011 B. Bentivoglio Ravasio, scheda (cat. 106), in La Pinacoteca Malaspina, a cura di S. Zatti, Milano, Skira, 2011, pp. 268-270


Particolari

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 Maestro bramantesco  (attribuito)
San Bartolomeo
 
  
_MG_9768 Ambrogio da Fossano detto Bergognone (e aiuti)
San Filippo
   
_MG_9827 Maestro bramantesco (attribuito)
San Giacomo Maggiore
   
_MG_9833 Ambrogio da Fossano detto Bergognone (e aiuti)
San Giacomo Minore
   
 _MG_9795 De Mottis Iacopino (attribuito)
San Giovanni Evangelista
   
 _MG_9828 Maestro bramantesco (attribuito)
San Matteo
   
 _MG_9842 Ambrogio da Fossano detto Bergognone (e aiuti)
San Paolo Apostolo
   
 _MG_9778 Ambrogio da Fossano detto Bergognone (e aiuti)
San Pietro
   
 _MG_9799 Maestro bramantesco (attribuito)
San Simone 
   
 _MG_9829 Maestro bramantesco (attribuito)
Taddeo
   
 _MG_9803 Maestro bramantesco (attribuito)
San Tommaso
   
 _MG_9774 Ambrogio da Fossano detto Bergognone (e aiuti)
Sant'Andrea


Vetrata dipinta
San Girolamo

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N.CAT.GEN.:
0300702344
Materia e tecnica:
vetro
Autore:
De Mottis Iacopino
Dimensioni:
MNR
Datazione:
sec. XV ultimo quarto
Descrizione breve:
Personaggi: San Gerolamo. Attributi: (San Girolamo) libro, leone.
La vetrata, posta a fronte di quella foppesca con il Presepe, raffigura San Gerolamo con in mano un libro e accompagnato dal leone. La figura si inserisce in una struttura architettonica prospettica, conclusa sul retro da un drappo a decorazioni floreali. L'opera, restaurata recentemente, è stata ampiamente rimaneggiata nell'Ottocento da Pompeo Bertini, che intervenne su diverse vetrate della Certosa. L'attribuzione a Iacopino de Mottis, a cui spetterebbero sia l'esecuzione sia il cartone della vetrata, è fondata sul confronto con i busti di Patriarchi sulla volta della cappella di San Siro (quinta a destra), eseguiti da Iacopino nel 1491.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 345.
1917 U. Monneret De Villard, Le vetrate del Duomo di Milano, Milano, Alfieri e Lacroix, 1917, p. 134.
1954 G. Chierici, Guida della Certosa di Pavia, Roma, C. Colombo, 1954, p. 19.
1968 F. R. Pesenti, La pittura, in M. G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1968, p. 88.
2006 S. Buganza, in Certosa di Pavia, progetto e cura artistica di F. M. Ricci, Parma, Grafiche Step editrice, 2006, p. 189, n. 197.

Portale

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N.CAT.GEN.:
0300702472
Materia e tecnica:
marmo/ scultura
Autore:
Amadeo Giovanni Antonio (attribuito) - Solari Cristoforo detto il Gobbo (attribuito) - Briosco Benedetto detto Benedetto Pavese (attribuito)
Dimensioni:
MNR
Datazione:
sec. XV ultimo quarto
Descrizione breve:
I dispareri critici in merito alla datazione e all'attribuzione dell'opera si legano alla sua identificabilità nella citazione di "porta una pro sacrestia ecclesie", contenuta in una stima di opere consegnate dall'Amadeo nel 1478 (documento trascritto in R.V. Schofield, J. Shell, G. Sironi (a cura di), Giovanni Antonio Amadeo. Documents / I documenti, Como 1989, pp. 113-114, doc. 47). Tale identificazione è accettata da Rossana Bossaglia (La scultura, in M.G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F.R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano 1968, p. 59), e negata da Charles Morscheck (Early works by Cristoforo Solari at the Certosa di Pavia, in La scultura decorativa del primo Rinascimento, atti del convegno di Pavia del settembre 1980, Roma 1983, pp. 128-129), che propone una datazione all'ultimo decennio del secolo e un'attribuzione a Cristoforo Solari. All'ultimo decennio del secolo dovrebbero risalire i ritratti dei duchi Sforza lungo il fregio, e dei Visconti presso gli angoli del timpano, riferiti dalle fonti a Benedetto Briosco e Alberto Maffioli da Carrara (R. Battaglia, Le 'Memorie' della Certosa di Pavia, in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", XXII, 1 (1992), pp. 150, 157 e note 212, 244).
Bibliografia:
1968 R. Bossaglia, La scultura, in M.G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F.R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano 1968, p. 59.
1983 C. Morscheck, Early works by Cristoforo Solari at the Certosa di Pavia, in La scultura decorativa del primo Rinascimento, atti del convegno di Pavia del settembre 1980, Roma 1983, pp. 128-129.
1992 R. Battaglia, Le 'Memorie' della Certosa di Pavia, in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", XXII, 1 (1992), pp. 150, 157 e note 212, 244.

Portale

295FotoRomano

N.CAT.GEN.:

0300702493
Materia e tecnica:
marmo/ scultura
Autore:
Amadeo Giovanni Antonio
Dimensioni:
MNR
Datazione:
1465 - 1470
Bibliografia:
1968 R. Bossaglia, La scultura, in M.G. Albertini Ottolenghi, R. Bossaglia, F.R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano 1968, pp. 48-49.